Ma i cittadini di Gorizia sono tenuti all’oscuro, perché chi li rappresenta non si è mai appassionato troppo.
di Marilisa Bombi
La Fondazione Coronini
sta contravvenendo alle disposizioni del conte Guglielmo, alienando immobili
ubicati a Gorizia? Sembrerebbe proprio di sì se è vera la notizia che da un po' di giorni circola in città e che riguarderebbe un immobile ubicato in
borgo castello, proprio di fronte ai musei provinciali. Per tale immobile la Fondazione sarebbe in
attesa di conoscere se la Soprintendenza intende esercitare il diritto di
prelazione previsto dalla legge, essendo lo stabile vincolato. Peraltro, in città, gira anche voce di qual è l’importo proposto per la vendita. Lo statuto,
stilato dal conte Coronini, prevedeva l’assoluta invendibilità degli immobili
goriziani, verosimilmente nell’ottica che dagli affitti sarebbero scaturite le
risorse economiche per mantenere la fondazione. Ottiche evidentemente di altri
tempi.
Ciò non toglie che il divieto di vendita sia espressamente previsto
all’articolo 5 dello Statuto, modificato un paio di anni fa per espressa
volontà del Curatorio con la possibilità di porre in vendita soltanto gli
immobili periti o morti. Si tratta della prima vendita di un immobile a Gorizia
ed il ricavato, in base alle previsioni statutarie, dovrà essere utilizzato per
la conservazione e valorizzazione del patrimonio museale. Insomma le spese
correnti. Una triste fine della quale Prefettura e Provincia, gli enti pubblici
che designano, assieme alla Fondazione Cassa di risparmio, i revisori dei conti
dovranno dar conto. Soprattutto in relazione al fatto che l’articolo 22 dello
statuto in questione, affida alla cittadinanza goriziana la sua durata e la sua
indipendenza, la poesia del suo parco ed il suo sviluppo quale centro culturale
della città. Fondamentale questo articolo dello Statuto che, di fatto,
attribuisce al Comune, quale ente esponenziale della Comunità cittadina, il compito
di rappresentarne gli interessi. Compito che, evidentemente, fino ad oggi non è
stato svolto se le interrogazioni del consigliere comunale Bianchini hanno
ottenuto risposta non dal Comune, bensì dagli organi della Fondazione che,
anzi, ha voluto puntualizzare proprio l’estraneità del Comune alle scelte della
Fondazione stessa.
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