venerdì 9 maggio 2014

La Fondazione contravviene alle volontà del conte Coronini



Ma i cittadini di Gorizia sono tenuti all’oscuro, perché chi li rappresenta non si è mai appassionato troppo.

di Marilisa Bombi


La Fondazione Coronini sta contravvenendo alle disposizioni del conte Guglielmo, alienando immobili ubicati a Gorizia? Sembrerebbe proprio di sì se è vera la notizia che da un po' di giorni circola in città e che riguarderebbe un immobile ubicato in borgo castello, proprio di fronte ai musei provinciali. Per tale immobile la Fondazione sarebbe in attesa di conoscere se la Soprintendenza intende esercitare il diritto di prelazione previsto dalla legge, essendo lo stabile vincolato. Peraltro, in città, gira anche voce di qual è l’importo proposto per la vendita. Lo statuto, stilato dal conte Coronini, prevedeva l’assoluta invendibilità degli immobili goriziani, verosimilmente nell’ottica che dagli affitti sarebbero scaturite le risorse economiche per mantenere la fondazione. Ottiche evidentemente di altri tempi.
Ciò non toglie che il divieto di vendita sia espressamente previsto all’articolo 5 dello Statuto, modificato un paio di anni fa per espressa volontà del Curatorio con la possibilità di porre in vendita soltanto gli immobili periti o morti. Si tratta della prima vendita di un immobile a Gorizia ed il ricavato, in base alle previsioni statutarie, dovrà essere utilizzato per la conservazione e valorizzazione del patrimonio museale. Insomma le spese correnti. Una triste fine della quale Prefettura e Provincia, gli enti pubblici che designano, assieme alla Fondazione Cassa di risparmio, i revisori dei conti dovranno dar conto. Soprattutto in relazione al fatto che l’articolo 22 dello statuto in questione, affida alla cittadinanza goriziana la sua durata e la sua indipendenza, la poesia del suo parco ed il suo sviluppo quale centro culturale della città. Fondamentale questo articolo dello Statuto che, di fatto, attribuisce al Comune, quale ente esponenziale della Comunità cittadina, il compito di rappresentarne gli interessi. Compito che, evidentemente, fino ad oggi non è stato svolto se le interrogazioni del consigliere comunale Bianchini hanno ottenuto risposta non dal Comune, bensì dagli organi della Fondazione che, anzi, ha voluto puntualizzare proprio l’estraneità del Comune alle scelte della Fondazione stessa.

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