La proposta dei Radicali in vista del 28 maggio, quando scade il termine indicato dalla Corte di Strasburgo per risolvere la situazione di vergognoso sovraffollamento nelle carceri e violazione dei diritti umani dei detenuti.
di Martina Luciani
Il 28 maggio l'Italia dovrà dimostrare alla Corte dei diritti dell'uomo che è intervenuta per ripristinare lo stato di degrado delle carceri italiane. Dopo tale data, scatterà la procedura d'infrazione dell'Unione Europa per il mancato rispetto dei diritti umani dei detenuti nel nostro Paese causati dal sovraffollamento nelle carceri.
Qualcuno ha calcolato, e forse è stato ottimista, in 150 milioni di euro la multa, compensazioni pecuniarie e rimborsi. L'origine di questa vicenda, che alcuni configurano come "flagranza di reato dello Stato italiano" è la sentenza Torreggiani, considerata "pilota" perché la Corte, attraverso la trattazione di singoli ricorsi, ha identificato un problema strutturale, e stabilito una violazione ricorrente dello Stato contraente.
La crisi del sistema carcerario è stata ricordata questa mattina, davanti alla Prefettura, dall’ Associazione Radicale “Trasparenza è Partecipazione” di Gorizia che ha deciso di mandare un forte segnale alle istituzioni ed alla cittadinanza esponendo uno striscione di 15 metri con la scritta " amnistia".
Ha dichiarato Michele Migliori, segretario dei Radicali di Gorizia: “La sentenza Torreggiani rappresenta l’ennesima infamia per la giustizia e la salvaguardia dei diritti nel nostro paese. La sanzione monetaria che deriverà da questa condanna, verrà riversata direttamente sui cittadini, con un aumento conseguente delle imposte. Chiediamo al Parlamento italiano di votare immediatamente un provvedimento che preveda l’amnistia e l’indulto."
Alla fine del mese scorso è stato reso pubblico un report del Consiglio d’Europa che vede l’Italia penultima, prima della Serbia, nella qualità delle condizioni detentive . Nel frattempo non giungono dal governo e dal Parlamento notizie risolutive: il numero dei detenuti italiani rimane troppo alto rispetto i posti disponibili nelle strutture, e le condizioni di vita sono molto spesso intollerabili per un paese civile.
Il Presidente della Repubblica è tornato più volte sul problema dell'emergenza carceri, ma non ha ottenuto adeguate reazioni, nonostante abbia insistito, in un messaggio alle Camere, ad ottobre scorso, sull' "inderogabile necessità di porre fine, senza indugio, ad uno stato di cose che ci rende tutti corresponsabili delle violazioni contestate all’Italia dalla Corte di Strasburgo: esse si configurano, non possiamo ignorarlo, come un’inammissibile allontanamento dai principi e dall’ordinamento si cui si fonda quell’integrazione europea cui il nostro paese ha legato i suoi destini.”
Va detto che tra il Ministero della Giustizia e le Regioni si stanno progressivamente predisponendo protocolli diretti alleggerire la situazione carceraria e individuare soluzioni alternative alla detenzione con l' inserimento sociale e lavorativo: dopo Lazio e Umbria, proprio oggi è stata la volta della Liguria, che ha il più alto numero di detenuti tossicodipendenti del Paese. Inoltre in Sardegna sono stati aperti tre nuovi istituti carcerari e in Lombardia sono stati creati nuovi reparti; sono stati via via varati alcuni provvedimenti legislativi, tra cui la cosiddetta "messa alla prova". Basterà alla Corte di Strasburgo per evitare all'Italia che siano accolti i circa tre mila ricorsi di detenuti ed ex detenuti, e che altri ancora siano proposti?
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