Una riflessione sull'educazione ambientale dei bambini: impossibile se noi adulti non facciamo nostra una diversa percezione dell'unicum uomo ambiente.
di Martina Luciani
Il ministro dell’Ambiente Gian Luca
Galletti ha dichiarato che all’interno
del ministero dell’Ambiente ci sarà un ufficio o una sotto-direzione che si
occuperà di “fare educazione ambientale nelle scuole, nelle famiglie,
nell’associazionismo perché, come oggi abbiamo i “nativi digitali”, la sfida è
creare una generazione di “nativi ambientali”: i bambini devono imparare prima
la raccolta differenziata che scrivere o usare il computer”.
Ma su quale approccio pedagogico si innesta un
percorso di educazione ambientale ( posto che nel tirar su un nativo digitale
troppo spesso non c’è nemmeno l’ombra di approccio pedagogico)? Dubito ci
possano essere effettivi risultati di educazione ambientale se assieme non
faremo sentire – prima ancora che capire – ai nostri bambini che il rapporto
con il mondo che calpestiamo non può essere, da parte umana, di sfruttamento,
di uso e consumo, di alterità. Che la rigenerazione delle cellule del corpo
umano riproduce la stessa capacità rigenerativa dell’ecosistema, e che le interferenze
all’una come all’altra producono danni irreparabili e degradano la vita a
sopravvivenza e poi la inibiscono e sopprimono. E noi stessi non potremo essere
vivi in un ambiente morto: che vuol dire inquinato, sfruttato oltre le sue
capacità di sopportazione, cementificato, artefatto, sovraccaricato. I fatti
che etichettiamo come conseguenze dei cambiamenti climatici parlano chiaro.
Raccolta differenziata
vuol dire imparare innanzitutto ad essere lievi nella nostra interferenza
sull’ambiente naturale: se c’è la carbon foot
print vediamo di definire anche una human foot print, con lo stesso
criterio “from cradle to grave”. Vorrei sapere a quanti bambini è stato fatto
notare, preferibilmente dai più autorevoli dei maestri, cioè i genitori ( e qua
si apre un altro pregnantissimo discorso, che dovremmo noi adulti per primi ad
avere consapevolezze radicate e quindi trasmissibili) , l’arrivo delle rondini,
la fioritura degli alberi che ci daranno la frutta, l’attività delle api, lo
spostamento nel cielo del percorso del sole con l’avanzare della primavera:
cominciamo da qua, e arriveremo dritti dritti e senza fatica alla raccolta
differenziata. Spinta.
La foto è tratta da un
bell’articolo pubblicato da Greenreport.it : il legame dei bambini con la
natura sarà una potente leva per il cambiamento, ma la connessione
dell’infanzia è in crescita con il web non sicuramente con l’ambiente naturale.
Tendenza che nel Regno Unito è monitorata e
per far fronte alla quale è stato richiesto alle autorità un
impegno di azioni politiche e pratiche.
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