giovedì 6 marzo 2014

Dove la liberalità è un obbligo? A scuola



Giuseppe Cingolani riapre la discussione sulle richieste economiche delle scuole alle famiglie. E se cominciassimo a scegliere per i nostri figli le scuole che costano meno, alla faccia del diritto costituzionale allo studio?

di Martina Luciani

Ci risiamo: le scuole, di ogni ordine e grado, continuano a far passare come obbligatori i famigerati contributi volontari. Li richiedono non solo per le spese per cui è ammesso che le famiglie versino dei soldi – ma si tratta in realtà di un rimborso per il  libretto personale e l’assicurazione, ancora da discutere il rimborso per materiale da laboratorio -  ma per l’intero funzionamento della scuola. Succede anche a Gorizia, con diversi gradi di equivoco: il primo è quello di richiedere un versamento sul conto corrente dell’istituto in concomitanza con l’iscrizione (che il Ministero ha abolito nei suoi aspetti cartacei: il primo anno di un ciclo, ci si iscrive  on line, poi non serve, è automatica). Il secondo è quello di indicare che l’importo è detraibile dalle tasse: falso, lo è solo nella misura, risibile, del 19 per cento e solo se versato con corrette indicazioni nella causale. Ancora: a parte lo Stato e le Regioni, nessuno ha potestà impositiva: avvisare che il contributo è imposto dal Consiglio di istituto significa insinuare l’idea che ci sia una qualche cogenza al pagamento.
Su queste problematiche, in tutta Italia, si sono spesi fiumi di inchiostro e cascate di parole. Inutile. Le famiglie continuano a pagare, generano una spesa enorme, praticamente occultata al Pil nazionale. La Federazione lavoratori della conoscenza Cgil ha calcolato che dai bilanci familiari a quelli scolastici transitano 301 milioni di euro: per la scuola pubblica, che è obbligatoria fino al terzo ann delle superiori, e per la quale, rimandendo  pubblica, lo Stato chiede il contributo di poche decine di euro, interamente detraibili fiscalmente.

A Gorizia, anche quest’anno, si ripropone il folle concetto della “erogazione liberale obbligatoria” (ma sono “studiati” costoro che elaborano questi ossimori?) grazie all’intervento di Giuseppe Cingolani che scoperchia l’ennesimo pasticcio: ovvero la circolare del dirigente del Cossar - Da Vinci, pubblicata sul sito della scuola.

Il documento in questione recita recita “l'erogazione liberale finalizzata all'innovazione tecnologica della scuola, di importo pari a 80 euro, che è stata deliberata dal Consiglio d'Istituto nella seduta del 29 novembre, deve ritenersi obbligatoria in quanto riguarda le spese che la scuola sostiene per: l’assicurazione personale integrativa, il libretto personale, il materiale di consumo dei laboratori, le fotocopie, l’aggiornamento delle aule speciali e dei laboratori, la manutenzione delle attrezzature didattiche, e tutte quelle spese necessarie per assicurare un adeguato supporto tecnologico all’azione didattico-formativa dei docenti.”

Che questa cosa non vada bene, l’hanno ripetuto  da alcuni anni i diversi Ministri (persino la Gelmini!)  che si sono succeduti nel dicastero dell’Istruzione (la scrivo con l’iniziale maiuscola, nonostante tutto). Più recentemente, l’ha ribadito anche l’Ufficio scolastico regionale, che si era mosso in seguito all’esposto dell’associazione goriziana Essere Cittadini, che aveva coinvolto anche il ministro Carrozza. Scriveva la direzione dell’Ufficio scolastico regionale: l’ultima circolare ministeriale ribadisce la volontarietà dei contributi richiesti alle famiglie e l’obbligo di rendicontare i progetti finanziati con i fondi raccolti. La violazione di detti principi comporta la responsabilità personale del dirigente scolastico. E il subordinare l’iscrizione degli alunni al preventivo versamento di contributi è illegittimo, per i responsabili sono configurabili gravi violazioni dei propri doveri d’ufficio, da punire con conseguenti provvedimenti di carattere sanzionatorio e disciplinare.

Detto tutto. Al di là dei principi, è ben vero che le scuole italiane si dibattono nella miseria, ma le famiglie italiane sono anch’esse nei guai. I dirigenti, invece di fare queste figuracce, chiudano il proprio istituto, con il cartello “ finiti i soldi”.  Solo così arriveremo al redde rationem: chi deve rispondere ai cittadini del livello infimo di considerazione in cui i nostri governi tengono quella che dovrebbe essere il fiore all’occhiello di una nazione civile – la scuola pubblica – sarà costretto a prendere la parola, finalmente.

Di seguito la nota di Giuseppe Cingolani, capogruppo del Pd di Gorizia

Fuorviare le famiglie facendo passare per un versamento obbligatorio quello che invece dovrebbe essere un contributo volontario: non è certo un comportamento che ci aspetteremmo da un'istituzione pubblica a cui è affidato il compito di formare i nostri figli, eppure è quanto accaduto anche nelle scuole di Gorizia, e sembra essersi appena ripetuto all'Istituto professionale Cossar–da Vinci.

Le polemiche che l'anno scorso hanno riempito i giornali locali ed i media nazionali, le interrogazioni parlamentari, i ripetuti richiami ai dirigenti scolastici da parte del Ministero e dell'Ufficio scolastico regionale: incredibilmente nulla di tutto ciò sembra essere servito, a sentire le segnalazioni di alcuni genitori. Segnalazioni che sembrano confermate da quanto si legge nella circolare, pubblicata anche sul sito della scuola, che il dirigente del Cossar-da Vinci ha rivolto ai genitori e agli studenti lo scorso 3 febbraio: “l'erogazione liberale finalizzata all'innovazione tecnologica della scuola, di importo pari a 80 euro, che è stata deliberata dal Consiglio d'Istituto nella seduta del 29 novembre, deve ritenersi obbligatoria in quanto riguarda le spese che la scuola sostiene per: l’assicurazione personale integrativa, il libretto personale, il materiale di consumo dei laboratori, le fotocopie, l’aggiornamento delle aule speciali e dei laboratori, la manutenzione delle attrezzature didattiche, e tutte quelle spese necessarie per assicurare un adeguato supporto tecnologico all’azione didattico-formativa dei docenti.”.

La grossolana contraddizione di una “erogazione liberale obbligatoria” rivela già da sola la fallacia della richiesta. La circolare del dirigente, in modo del tutto improprio, pone sotto la voce “erogazione liberale” alcune spese di natura molto diversa. Le famiglie sono tenute a rimborsare solo le spese che la scuola sostiene per loro conto, come quelle per l'assicurazione personale integrativa e per l'acquisto del libretto personale, oppure una parte delle spese per il materiale consumato nei laboratori. Il contributo per tutte le altre voci elencate nella circolare, invece, non può essere obbligatorio. Il Ministero ha ribadito, nella comunicazione del 20 marzo 2012, che le scuole possono chiedere un contributo per l'ampliamento dell'offerta formativa, ma solo chiarendo alle famiglie che si tratta di un versamento “assolutamente volontario”. Nella nota del 7 marzo 2013 il Ministero invita “tutti i dirigenti scolastici ad astenersi da qualunque comportamento volto ad esigere coattivamente il versamento di contributi”, in quanto un simile comportamento “non solo è illegittimo, ma si configura come una grave violazione dei propri doveri d'ufficio” e lede il principio costituzionale della gratuità dell'istruzione.

Secondo quanto mi hanno riferito alcuni genitori del Cossar-da Vinci, la scuola ha comunicato loro che l'obbligatorietà del contributo sarebbe la conseguenza di una delibera del consiglio d'istituto. Ma la già citata nota del Ministero afferma che “i consigli di istituto, pur potendo deliberare la richiesta alle famiglie di contributi di natura volontaria”, non hanno alcun “potere di imposizione che legittimi la pretesa di un versamento obbligatorio”.

La circolare del Cossar–da Vinci prevede anche delle esenzioni per motivi economici, peraltro assai ristrette e da cui sono esclusi gli alunni ripetenti. Ad esempio una famiglia di 4 persone vi ha diritto solo se il suo reddito annuo non supera i 13.160 euro.

È vero che da anni la scuola è devastata da tagli che spesso rendono difficile persino lo svolgimento delle attività essenziali, ma non per questo gli istituti possono continuare a rivalersi in modo iniquo sulle famiglie.

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