mercoledì 6 giugno 2018

DIRE: la notizia di un omicidio a Roma precisa che la vittima è un italiano. Vergogna!



Si diventa razzisti, paurosi, ostili senza neanche accorgersene. Perchè se non vigiliamo costantemente, virus mortali ci vengono instillati e penetrano a fondo. L'informazione ufficiale si fa complice, per negligenza o scientemente, non lo so.


di Martina Luciani

Qesta mattina, su sito on line dell'agenzia di stampa DIRE, campeggia la notizia di un morto ammazzato ( uso volutamente questo linguaggio volgare, ma almeno è nitido, inquivocabile) in uno studio medico a Roma. Una situazione assurda, un colpo di pistola che pare sia partito accidentalmente dall'arma di un vigilante. Il redattore della notizia ha ritenuto di dover precisare che la vittima è un ITALIANO.

Cioè non è solo un paziente che ha avuto la sorte di trovarsi in un luogo dove c'era qualcun altro che poteva starsene armato, ed evidentemente non con l'arma messa in sicurezza ( oh, la nostra sicurezza), ma era anche uno di cui è essenziale precisare la cittadinanza.

Arrivati a questo punto, l'agenzia  - fondata nel 1988 da Antonio Tatò, che era responsabile dell'ufficio stampa del PCI e segretario di Enrico Berlinguer dal 1969 al 1984 - avrebbe anche dovuto precisare se il morto ammazzato era meridionale o settentrionale, omo o etero sessuale, iscritto o no a un partito, pensionato, occupato o disoccupato, incensurato, motociclista....

Domani parteciperò a Trieste a una iniziativa intitolata Parole O_Stili, nello specifico ad una sezione che viene presentata così: Se ci sono parole ostili che dividono e allontanano, ci sono anche parole accurate che riavvicinano, che restituiscono profondità umana al sofferto, che favoriscono un riconoscimento reciproco tra tra vittime e offensori o tra nemici, come ci sono parole che infondono nuovo senso e dignità nei contesti della vita ordinaria, specialmente nella cultura d’impresa, dove i linguaggi tecnici della produttività rischiano di oscurare i lati più creativi e umanizzanti del lavoro...."

L'unica cosa che posso fare, mentre rifletto sul baratro culturale in cui è precipitata la nostra società è portare con me questa notizia e chiedere che se ne discuta.

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