mercoledì 26 luglio 2017

27 luglio, incontro pubblico " Fuori le industrie insalubri dal centro abitato", iniziativa del comitato NoBiomasseGO



Domani sera, 27 luglio 2017, alle 20.30, nella sala della Parrocchia di San Rocco, in via Veniero 1, si svolgerà un incontro pubblico organizzato dal comitato NoBiomasseGo, intitolato
“Fuori le industrie insalubri dal centro abitato”. Cioè, fuori dalle aree residenziali l’impianto di trattamento rifiuti di alluminio e le due centrali a biomasse che fanno parte del progetto “Three shades of green” e che sono  in costruzione in via Trieste tra i quartieri di S.Andrea, S.Anna e Campagnuzza.



All’incontro sono stati invitati tutti i consiglieri, gli assessori comunali ed il sindaco di Gorizia, affinchè condividano le informazioni  relative alla tipologia ed i possibili rischi degli impianti in questione e i dettagli  dell'iter burocratico che ha portato alle autorizzazioni di tale insediamento industriale all'interno del centro abitato, inclusi alcuni aspetti specifici che il comitato ritiene non sufficientemente chiari e bisognosi di urgenti approfondimenti in sede istituzionale.
Il successivo dibattito costituirà un importante elemento di valutazione per i rappresentanti dei cittadini ai quali è stata consegnata la responsabilità di amministrare e custodire la città ed i suoi abitanti.
Il comitato chiederà che l’amministrazione comunale, quale ente esponenziale rappresentativo degli interessi collettivi della comunità Goriziana, tenga conto dei diritti costituzionalmente garantiti ai cittadini (salute e ambiente) e si attivi affinchè  le tre attività trovino una collocazione idonea alla loro tipologia industriale ed agli impatti che inevitabilmente producono sull’ambiente circostante, cioè su aree residenziali fittamente popolate della nostra città.

domenica 23 luglio 2017

Gorizia, emergenza immigrazione e emergenza istituzioni. E allarme meteo: qualcuno ci pensa al maltempo in arrivo?

Il circolo VerdeRosso SI aderisce alla petizione ( e raccolta di firme) con cui verrà richiesto al Comune di aderire allo Sprar. Ma intanto le pessime previsioni meteo sollecitano un ulteriore domanda: dove verrà ricoverato il crescente numero di richiedenti asilo che sono abbandonati alla Valletta del Corno? In Galleria Bombi anche stavolta?



di Martina Luciani

Il circolo tematico VerdeRosso di Sinistra Italiana a Gorizia ha aderito alla petizione promossa dai radicali, rivolta al sindaco e al consiglio comunale di Gorizia: adesione allo Sprar e implementazione di un sistema pubblico, strutturato e trasparente, che raccordi istituzioni, associazionismo, quartieri per attuare una gestione delle richieste di asilo rispettosa dei diritti, della salute e della sicurezza di tutti coloro che vivono sul territorio comunale.
Di seguito il testo del comunicato stampa.

Ma oggi, prendendo atto dell'iniziativa della senatrice Laura Fasiolo, che ha segnalato al Ministero dell'Interno, la situazione goriziana, abbiamo un ulteriore problema: è in arrivo nelle prossime ore un fronte perturbato, che le previsioni finora valutano piuttosto intenso. Il test che temevamo: questa città tollererà che i richiedenti asilo se ne stiano sotto i temporali attesi e segnalati con notevole precisione dalle previsioni meteo?
Rimettiamo, come accaduto il 20 maggio scorso, tutti quanti in Galleria Bombi, magari dopo averli scortati attraverso le vie cittadine e presidiando poi l'ingresso della Galleria? O ci facciamo venire un'idea migliore?

COMUNICATO STAMPA
GORIZIA, 22 LUGLIO 2017

Il circolo VerdeRosso di Sinistra Italiana - Gorizia aderisce alla petizione, promossa dai Radicali, per chiedere al sindaco Ziberna e al consiglio comunale l'adesione di Gorizia al progetto Sistema Protezione Richiedenti Asilo - SPRAR, ribadendo che solo politiche attive sull'accoglienza dei  richiedenti asilo, nell’ambito delle norme vigenti e con criteri rispettosi dei fondamentali  diritti delle persone e della loro dignità, possono produrre risultati a beneficio tanto dei profughi quanto della cittadinanza.
Del resto, nel programma elettorale del Forum Gorizia, alla cui costruzione il circolo VerdeRosso ha dato il proprio contributo anche sulla questione immigrazione, uno dei punti focali era proprio l'adesione del Comune  allo Sprar. L'accoglienza diffusa è la migliore formula adottabile, quella meglio gestibile da parte degli enti locali,  che garantisce migliori risultati rispetto l'assistenza e l'integrazione e che oltretutto è meno impattante sulla sensibilità, spesso esagerata, delle comunità locali.
L'altro snodo proposto, e fatto proprio dal candidato sindaco Andrea Picco, era la creazione di un ufficio comunale dedicato all'immigrazione, che attraverso specifiche professionalità e competenze, e in coordinamento con gli altri servizi comunali, costituisca il riferimento coordinato e lo snodo di tutte le criticità, tanto dei richiedenti asilo quanto della cittadinanza, si ponga quale  interfaccia tra il volontariato e le  istituzioni, gestisca lo SPRAR,  favorisca le buone pratiche dell'accoglienza e le iniziative di integrazione e reciproca conoscenza.
Il Comune di Gorizia deve attrezzarsi in questa direzione. In quanto ente esponenziale della cittadinanza e custode delle persone che si trovano sul territorio, non può non assumersi la responsabilità di gestire la situazione, in base alla Costituzione, alle norme vigenti e ai Trattati internazionali: quanto è avvenuto finora, e quanto accade visto il numero crescente di profughi privi di qualsiasi accoglienza e abbandonati a loro stessi in un parco cittadino, dimostra che la vera emergenza riguarda l'approccio al problema da parte dell'istituzione pubblica.  Il disprezzo che traspare da proposte come quella di  attivare " corsi di inglese e tedesco per fargli acquisire strumenti linguistici volti ad agevolare la loro partenza verso altri paesi europei"  rende irriconoscibile ai cittadini goriziani questa giunta comunale, in termini culturali e storici.
 Il rifiuto dell'amministrazione comunale a considerare strutturale il fenomeno migratorio e compiere di conseguenza  scelte nel nostro piccolo efficaci , produce "non gestione": è una scelta fallimentare, irresponsabile e della quale non intendiamo condividere la vergogna.


venerdì 14 luglio 2017

I danni dopo l'emergenza maltempo. Via Paolo Diacono: un esempio di gestione confusa del verde urbano

Stasera in via Paolo Diacono contempliamo il frutto di una gestione grossolana dell'alberatura stradale. Gli alberi andavano potati? Si. Bisognava proprio fare questa cosa in stile the day after? No.
Si poteva fare meglio.


di Giancarlo Stasi

Il filare di  olmi  in via Diacono è un problema. Da oggi e fino al prossimo anno, un brutto problema a causa delle potature iniziate oggi.
 Questa specie arborea costituì, al tempo dell'impianto, una scelta imprudente: la pianta allo stato adulto ha dimensioni non compatibili con il siti e con il sest di impianto ( la distanza tra una pianta e l'altra).
Nel corso degli anni, gli olmi sono stati capitozzati per contenerne la crescita. Di conseguenza si sono create situazioni di nuovo sviluppo precarie, instabili. Cioè i nuovi rami sono cresciuto con un inserimento debole nel punto di capitozzatura: sono perciò pericolosi perchè facilmente si spezzano.
Ora, dopo gli eccezionali fenomeni atmosferici che tanti danni hanno prodotto in città, l'assessorato comunale competente si preoccupa e procede a questa nuova capitozzatura. 
Che trasforma un paesaggio urbano gradevole in qualcosa di veramente brutto da osservare, con la rimozione di tutta le chiome tranne alcuni rametti, che generano un tragico effetto visivo.
L'intervento avrebbe potuto essere più contenuto, a vantaggio dell'estetica del luogo e della fruizione della strada ( fine dell'ombra che mitiga la calura estiva, oltrechè della biodiversità ospitata tra i rami).
Ma soprattutto avrebbe potuto essere più corretto dal punto di vista della "gestione della pianta", che è una proprietà comune dei cittadini. Cioè  si poteva scegliere di accorciare i rami mettendoli  in sicurezza senza annullare le chiome come si sta facendo, evitando così di sottoporre le piante stesse ad uno stress notevole.
L'azzeramento dell'apparato fotosintetico, infatti,  non permette certamente all'albero un regolare ritmo fisiologico e una "buona salute".  Si sarebbe mantenuta inoltre la prospettiva dell'alberatura  e in parte la sua funzione ecologica.
L'intervento di adeguamento delle chiome alla struttura ormai consolidata delle piante si sarebbe potuto rimandare al periodo della potatura secca, cioè alla stagione invernale.
Certo, costa di più. Sarebbe costato meno se gli interventi fossero stati regolarmente effettuati con maggior frequenza.  Complessivamente, a dirla tutta, meglio sarebbe stato guardare in prospettiva e sostituire completamente gli alberi dell'intera via.  
La gestione del verde urbano non può funzionare, per la salute delle piante e per la conservazione dei paesaggi urbani, con i tempi e le limitate vedute scandite da elezioni , successivo quinquennio di amministrazione ed emergenze climatiche.

Nella questione immigrazione l'Europa rischia la sua stessa identità. L'europarlamentare Elly Schlein a Gradisca d'Isonzo.

Dopo un sopralluogo al Cara di Gradisca d'Isonzo, Elly Schlein (Possibile) ha spiegato al pubblico la situazione europea relativamente alla riforma del regolamento Dublino. La generalizzata virata a destra dei governi nazionali va in direzione opposta agli ideali dei fondatori del progetto dell'Europa unita.


di Martina Luciani


Sono stata invitata, in qualità di coordinatore del circolo tematico VerdeRosso di Sinistra Italiana, a descrivere la situazione goriziana dell'immigrazione e dell'accoglienza durante l'incontro, svoltosi ieri sera a Gradisca, su iniziativa del comitato di Gorizia di Possibile, con l'europarlamentare Elly Schlein.
Schlein, dopo aver effettuato una visita al Cara ( in anteprima, il numero degli ospiti è cresciuto ancora, raggiungendo le 524 unità) ha delineato l'orizzonte operativo sul fronte europeo dell'immigrazione, tra le resistenze nazionali, le retoriche xenofobe vendute un tanto al chilo ai cittadini che annaspano nella crisi economica e sociale, il permanere della contraddizione tra politiche che assecondano interessi economici enormi e la necessità di produrre a brevissimo termine risposte umanitarie, l'ipocrisia di esternalizzare il problema oltre i confini e non importa se ciò viene realizzato in Paesi  dove i diritti umani sono sistematicamente calpestati.
Caso emblematico è la Libia. E l'Egitto.
" Mentre chiediamo verità per Giulio Regeni, cittadino europeo, consideriamo l'Egitto come partner per gestire la questione migratoria? Per rimandare proprio là i profughi? E' molto preoccupante l'iniziativa della commissione Esteri del Senato."
Non ha dubbi Elly Schlein: finchè non ci sarà piena luce sull'assassinio di Regeni non si può far tornare l'ambasciatore italiano in Egitto, tantomeno se il riavvicinamento, descritto come rasserenamento delle relazioni bilaterali,  sia dettato dalla necessità di partenariato in materia di immigrazione

La situazione italiana:  l'approccio perennemente emergenziale del nostro Paese deve essere superato. Certo, gestire in emergenza è più comodo, consente affidamenti diretti e giustifica l'assenza di un sistema di controllo approfondito. E più comodo anche focalizzare l'attenzione pubblica su questioni come quella delle ONG,  distogliendoci dal prendere atto del fallimento delle azioni politiche, europee e nazionali, inclusa la chiusura della rotta balcanica ( che chiusa non è grazie alla " dichiarazione congiunta" con la Turchia, giuridicamente priva del valore di accordo internazionale per il mancato intervento del Parlamento europeo).

 " L'accoglienza diffusa - ha ribadito Schlein - è l'unica praticabile con successo sul medio e lungo periodo: richiede piena trasparenza, rendicontazione, sostegno alle buone pratiche. Quando questo meccanismo viene attuato dai territori, nei Comuni italiani, si dimostra capace di rimettere in moto l'economia locale e di attivare opportunità di occupazione."
Certamente questo approccio non è quello scelto da Gorizia. Una città che vanta una storia millenaria ma nonostante questa ( presumibile) esperienza e radicata identità civile si incapriccia sulla presenza della commissione territoriale per il riconoscimento delle richieste di asilo e si scompensa persino sul piano socio culturale a causa della presenza di poche centinaia di persone.

Mi sono permessa di avanzare un suggerimento alla parlamentare europea: da Bruxelles andrebbe promossa e sostenuta un'azione approfondita e sistematica di integrazione culturale dei cittadini rispetto gli ideali europei e l'ineludibile prospettiva multietnica e interculturale del nostro continente. E questo parallelamente al lavoro sull'attuazione dell'accoglienza e sull'integrazione dei migranti, profughi politici o climatici che siano.  Altrimenti continueremo ad innalzare muri e reticolati e a mummificarci, parafrasando  Claudio Magris, in una società endogamica e gozzuta di consanguinei dove riconosciamo come simili solo quelli che bestemmiano nel nostro stesso dialetto. Se il sindaco di Gorizia, alcuni giorni fa, ha spiegato alla commissaria UE Violeta Bulc cosa non vuole, cosa non si deve fare e quanto lontano bisogna respingere un fenomeno su cui la politica xenofoba alimenta paure e ostilità, bisogna anche spiegare ai cittadini che lo stesso fenomeno è l'altra faccia della globalizzazione, che ci siamo accorti clamorosamente in ritardo delle sue proporzioni e che o ci si salva tutti insieme o alla fine non si salverà nessuno.



sabato 8 luglio 2017

Lunedì 10 luglio, dalle 17, in piazza Municipio: fuori gli impianti industriali dal centro urbano. manifestazione contro le industrie insalubri tra i quartieri





Messaggero Veneto. 8 luglio 2017

 Iniziativa del comitato NoBiomasseGO: che razza di concezione della comunità e della vita quotidiana e della salute e del benessere ha l'urbanista/ amministratore/politico che consente la realizzazione di industrie insalubri tra le case? Non una fabbrica di confetti, sia chiaro, ma impianti di trattamento rifiuti metallici e centrali a biomasse. Non per fornire calore ed elettricità gratis ai cittadini, sia chiaro, ma per il proprio reddito di impresa.



 Comunicato stampa. Gorizia 7 luglio 2017.
In occasione della prima convocazione del neo eletto consiglio comunale di Gorizia, il comitato NObiomasseGO ha organizzato un presidio davanti alla casa comunale, a partire dalle ore 17 del 10 luglio, in piazza Municipio.
La manifestazione è la prima iniziativa dei cittadini che non intendono accettare impianti industriali dedicati al trattamento di rifiuti e all’utilizzo di biomasse entro il centro urbano, senza utilità sociale, con interesse e beneficio solo per l’imprenditore industriale, e con evidente peggioramento delle condizioni ambientali e sanitarie del circondario.
Ulteriori appuntamenti, occasioni informative e presidi di protesta sono in fase organizzativa, mentre il dibattito dalla questione specifica si sta allargando alle problematiche che discendono dalla discutibile visione politica amministrativa del futuro della città, assai poco sostenibile rispetto la tutela ambientale, lo sviluppo compatibile con la salvaguardia del territorio e delle sue risorse naturali, le priorità che discendono dal diritto alla salute e al benessere per gli abitanti e per le generazioni future. 
Il problema dell’insediamento industriale Three shades of green, inserito tra le aree residenziali cittadine di Sant’Anna, Sant’Andrea e Campagnuzza ha caratterizzato il rapporto tra cittadinanza e pubbliche amministrazioni sin dal dicembre del 2012, quando venne approvata la sciagurata variante 36 al Piano regolatore, due amministrazioni comunali guidate dal sindaco Romoli e ha accompagnato gli ultimi due anni dell’operato della Giunta provinciale a presidenza Gherghetta.
Ha poi infiammato la campagna elettorale, producendo il risultato di diffondere in maniera capillare i dettagli di quella che il comitato NObiomasseGO ha sempre ritenuto sia stata una delle peggiori dimostrazioni della sensibilità delle amministrazioni locali verso le istanze e le problematiche dei cittadini rappresentati.
Amministrazioni di opposta matrice politica attraverso le proprie scelte hanno entrambe esemplificato la gravità del danno che si produce a causa di pianificazione confuse, ignare di qualsiasi principio di precauzione, spezzettate nel tempo e prive sia di una salda consapevolezza degli impatti ambientali e sociali di qualsiasi iniziativa presa sul territorio, sia della necessità ( scritta o meno nelle norme) del coinvolgimento preventivo della comunità. I cittadini non comprendono più se esista una discrezionalità amministrativa che tenga conto dei loro interessi, se la politica sappia effettivamente cosa fa quando vota un provvedimento, se comprenda che meccanismi come quello della Valutazione di impatto ambientale, evitato per il progetto Three shades of green attraverso la suddivisione in diversi percorsi autorizzativi, sono strumenti che è irresponsabile eludere e aggirare.
Il comitato è assolutamente determinato a insistere affinchè il Comune, ente rappresentativo di tutta la comunità, si attivi sul piano tecnico giuridico e sul piano politico per impedire la realizzazione degli impianti industriali in città.
Evidentemente la storia allucinante dell’ascensore al Castello ha insegnato molto ai cittadini: e cioè che distrarsi su quanto avviene tanto nelle sedi decisionali quanto in quelle tecnico – amministrative può rendere impossibile correggere determinate situazioni,  nell’interesse di tutti e al fine di perseguire utilità sociale e diritti fondamentali, determinando pericolosi avanzamenti nella progressiva devastazione dell’assetto urbanistico -  sociale e dei livelli di qualità ambientale.

domenica 2 luglio 2017

Industrie insalubri in città, tra rifiuti speciali e biomasse. Il comitato esce dalla campagna elettorale rafforzato e pronto a nuove battaglie


Dalla relazione tecnica della Provincia su impianto rifiuti speciali. 2015

Sempre al lavoro il comitato NObiomasseGO, pronto ad affrontare la questione con la nuova amministrazione. Intanto, mentre i lavori autorizzati fervono, e il comitato chiede a vigili urbani e Regione ulteriori chiarimenti, alcuni cittadini, in via autonoma, hanno presentato un esposto alla Procura e al NOE. 
 


di Martina Luciani
I percorsi seguiti dal comitato #NOBIOMASSEGO sono molteplici e paralleli: la ricostruzione della storia del progetto Three shades of green, la raccolta di documenti e di quegli elementi “storici” che servono a inquadrare il senso e lo scopo degli atti amministrativi, la richiesta di consulenze, la diffusione di informazioni alla cittadinanza e l’attivazione della discussione pubblica. Poi, le azioni formali, come la segnalazione in Procura.
Oltre ad aver demandato alla Magistratura il compito di verificare la sussistenza di violazioni penalmente rilevanti attorno ai quattro impianti ( due impianti per il trattamento di rifiuti metallici e la loro trasformazione e due centrali a biomasse, tutto entro il centro abitato di Gorizia), alla politica sono state formalmente poste domande troppo spesso inevase o aggirate.
La recente campagna elettorale ha evidenziato perfettamente quanta distanza intercorre tra politica e progetto Three Shades of Green; oppure, a voler essere pessimisti, quanta empatia ci sia stata e quanto scottante sia rimasto anche solo il parlarne ( a parlar male si fa peccato, ma talvolta si azzecca). Questo risultato ( emblema del vuoto di partecipazione nella gestione della cosa pubblica) ha però prodotto una conseguenza: i goriziani hanno effettivamente scoperto il problema, non come dibattito accademico che si svolge in luoghi distanti e inaccessibili, ma come insidia alla porta di casa. Sono sempre più numerose le persone che si rivolgono al comitato, che partecipano agli incontri e che forniscono il proprio contributo di competenze tecniche, di esperienze e di disponibilità.

Soprattutto si sta radicando tra la gente una fondamentale aspettativa: l'amministrazione comunale di Gorizia ha svolto e intende svolgere il suo ruolo di ente che rappresenta tutti i cittadini, che realizza la piena tutela della salute della popolazione, che assicura la qualità dell'ambiente urbano e che sviluppa una pianificazione urbanistica rispettosa dei diritti dei cittadini?
Se si, anche la neoeletta amministrazione comunale batta un colpo, forte e chiaro, e senza tatticismi tecnico giuridici.
Se no, se gli scopi degli eletti sono altri, ce lo dica, ancor più forte e chiaro.  
Torneremo in Procura e riferiremo  questa presa di posizione, visto che nel corso dell'incontro con i rappresentanti del comitato, il Procuratore della Repubblica, oltre a rassicurarci sul proseguire delle indagini, ha espresso un concetto che riassume quasi tutti i mali di questo Paese. Cioè: la Magistratura non può risolvere i problemi della politica.
Alle nostre orecchie questa osservazione è suonata come un rimprovero, al quale abbiamo potuto rispondere soltanto così: è vero, non dovrebbe essere suo compito, ma in certi angoli bui è l'unica soluzione che rimane ai cittadini.
Tant’è che, oltre alla segnalazione, integrata successivamente da ulteriori osservazioni, del comitato NoBiomasseGO, altri goriziani hanno consegnato a titolo personale un ulteriore esposto.

L’insediamento del nuovo sindaco di Gorizia non costituisce un’archiviazione della questione. Piaccia o meno, le responsabilità politiche sono un’eredità cui non si può rinunciare, esattamente come non sono rinunciabili i diritti di tutti a vivere in  un ambiente salubre, sicuro e non degradato/svenduto dal punto di vista urbanistico.