martedì 30 maggio 2017

Biomasse e industrie insalubri tra i quartieri cittadini: l'etica della politica ha delle risposte alla questione?

All'incontro di stasera, 30 maggio, 20.30, sala Incontri di via Veniero su " Etica e politica", chiederemo si parli, in chiave etica, anche dei procedimenti autorizzatori degli impianti del progetto Three Shades of green, alias due centrali a biomasse un impianto per la lavorazione dei rifiuti metallici non ferrosi, cui da tempo il comitato #NoBiomasseGO si oppone in nome dei cittadini tenuti a distanza dai processi decisionali della politica e dell'amministrazione.


di Martina Luciani

Senza ricorrere alle dissertazioni di Norberto Bobbio su Etica e Politica, poco tempo fa Tomaso Montanari, a proposito del Ministro Marianna Madia e della sua tesi di laurea, scrisse: " Ma se l’Italia non «va avanti» è a causa della corruzione, della disonestà, della furbizia e dei plagi: non certo a causa di un eccesso di etica."
Alle volte però succede il contrario: che si va avanti, in fretta e senza guardarsi indietro, ma nemmeno ai lati o davanti, senza rispondere alle domande, senza rappresentare altri che se stessi nell'esercizio del proprio potere alla faccia di coloro che un giorno lo conferirono, imponendo la tecnica e la schematicità delle norme ed evitando di confrontarle con interessi che peraltro hanno tutele di rango costituzionale.
Il sospetto dunque è che ( crocianamente parlando) l'etica in politica sia un ideale che canta nell’animo di tutti gl’imbecilli. Ovviamente gli imbecilli sono i cittadini, specialmente quelli che si riuniscono nei comitati e movimenti, esprimendo segmenti grandi e piccoli del "grande risentimento collettivo".
Scusate la premessa. Serve a dire che questa sera chiederemo siano poste le seguenti domande:


1)     
Se “etica” si riferisce alla politica che, indipendentemente dall’esistenza di specifiche norme, coinvolge i cittadini, li informa e ascolta la loro opinione per attuare concretamente la partecipazione democratica e la rappresentazione di tutte le istanze della comunità,  come valutate l’approvazione della variante 36 (delibera Consiglio comunale 17.12.2012 n. 35) che, all’interno del centro abitato, ha permesso la trasformazione dell’area di proprietà dell’impresa privata Rail services sita in via Trieste 134 da “H2.4-Aree per i concessionari auto e le attività di servizio alle persone e alle imprese” a “D/3- insediamenti industriali esistenti”  dove oggi si sta costruendo la centrale a biomassa SUD e un impianto di trattamento di rifiuti di alluminio?

2)     
Quale è l’etica dell’autorizzazione ambientale rilasciata dalla allora Provincia di Gorizia? E ciò con particolare riferimento alla funzione politica  dei suoi diversi organismi per l’ accertamento della funzione sociale di un’impresa, della prevalenza del diritto all’ambiente e alla salute rispetto la libertà dell’iniziativa economica privata  (in particolare sotto il profilo del “principio di precauzione”) e della successiva ponderazione nell’ambito della discrezionalità amministrativa ( e non tecnica) tra i differenti beni/valori tutelati dalla Costituzione (art. 41).

3)     
Se “etica” è da considerarsi la politica che si fa promotrice della tutela del bene comune, come in questo caso l’ambiente, la salute, la sicurezza, la dignità delle persone e la vivibilità di una città (Gorizia) e, quindi, se le rispettive liste/organizzazioni politiche intendono chiedere all’attuale Sindaco se:
-         
le autorizzazioni  per la centrale SUD e l’impianto di rifiuti di alluminio sono ancora valide e non scadute;
-     se è consentito l’insediamento dei due impianti industriali insalubri all’interno del centro abitato.
-          se intende verificare quanto richiesto e se del caso emettere i provvedimenti conseguenti.

martedì 23 maggio 2017

Profughi in Galleria Bombi: siamo capaci di fare meglio? Si, ci vuol coraggio e organizzazione, ma si può fare.

La vicenda dei profughi scortati e sorvegliati in Galleria Bombi continua ad essere fraintesa. La proposta del Forum Gorizia per evitare che il bivacco istituzionalizzato sia l'unica proposta possibile nella nostra città: le emergenze si prevedono e si governano con strumenti appositi, trasparenti e coordinando pubblico e volontariato.

di Martina Luciani

Uno dei principali problemi della mancata accoglienza dei richiedenti asilo attraverso le convenzioni ( non parlo di principi umanitari, che infastidiscono molti esemplari concittadini, parlo di logistica nuda e cruda) è quello di non farli morire di freddo lasciandoli a dormire per strada durante l'inverno.
Per questo motivo Caritas decide di aprire la sala sotterranea che sta sotto l'edificio all'interno dell'area di prima accoglienza, il campo San Giuseppe di via Grabrizio.
I Vigili del Fuoco la dichiarano agibilie per 40 persone, 50 al massimo.
Con uno sforzo enorme da parte del volontariato, questa iniziativa tampona la situazione lungo lo scorso freddo inverno che trascorre relativamente tranquillo, anche se qualche volta, vista la situazione, tocca ricorrere anche al pianoterra della Caritas in piazza San Francesco per dare un rifugio notturno.
Un lavoro faticoso, gratuito, spesso snervante. Sempre più difficile, visto che il numero delle persone accolte aumenta di continuo. Condizioni ingestibili, ben oltre i limiti della sicurezza e della prudenza. Il direttore della Caritas, Paolo Zuttion ( del quale ho enorme stima, e detto da anticlericale vale doppio) ha le spalle larghe, tiene duro, e lo sparuto gruppo di volontari con lui.

Visto che il bunker era stato aperto per fronteggiare la cattiva stagione, l'arrivo della primavera ne fa  venir meno l'esigenza primaria "salvavita". Quindi si pensa di chiudere: attenzione, a me non risulta che si chiuda repentinamente. Caritas ha comunicato la sua intenzione e le ragioni di sicurezza che la motivavano, ha temporeggiato ancora mentre la situazione diventava sempre più difficile, ma in questo nel frattempo nulla accade. Come se nessuno sapesse, nessuno si fosse reso conto della gravità della situazione.

sabato 20 maggio 2017

Profughi all'addiaccio in Galleria Bombi. Forum Gorizia richiede incontro urgente in Prefettura



Reazione politica del Forum Gorizia alla incredibile situazione della scorsa notte.

L' Istituzione che rappresenta il Governo sul territorio trasferisce i profughi privi di accoglienza dalla Valletta del Corno alla Galleria Bombi.

Un centinaio di persone sotto i livelli della dignità umana e delle regole essenziali dell'accoglienza e delle minime esigenze igieniche.
Il comunicato stampa del 20 maggio 2017.



“Un centinaio di profughi sono stati trasferiti questa notte dalla Valletta del Corno alla Galleria Bombi.  Una scena degna delle peggiori situazioni che vengono documentate lungo la rotta balcanica.
Il Forum Gorizia si è sempre occupato delle varie fasi e problematiche della prima accoglienza dei richiedenti asilo, anche nei momenti di maggior pressione dell’emergenza, ma una situazione di questa gravità ancora non l’avevamo vista.
I richiedenti asilo sono stati scortati dalla Polizia di Stato e dall’Esercito fin dentro la galleria, dove hanno dovuto pernottare trovando riparo dalla pioggia.”
Lo dichiara Andrea Picco, candidato sindaco del Forum Gorizia, che ha assistito personalmente ai fatti , tra la mezzanotte e l’una del 20 maggio.
“ Abbiamo richiesto per iscritto, un incontro urgente con il Prefetto di Gorizia: vogliamo sapere come si è arrivati, da parte della Istituzione che rappresenta il Governo nel nostro territorio, a ritenere congrua la sistemazione di un centinaio di persone sotto la Galleria Bombi; con che tipo di assistenza igienica è stata organizzata questa iniziativa,  e quali siano i piani e la programmazione della Prefettura per la gestione della nuova emergenza di cui la cronaca ci sta dando conto in questi giorni.”
Conclude Andrea Picco: “In galleria Bombi si è celebrato il funerale delle istituzioni. Nel 2017 le autorità di questa città civile decidono che il luogo idoneo per le persone per passare la notte sia una galleria. Chi ha autorizzato questa vergogna non ha rispetto della dignità umana. Non sa cosa sia. È inaccettabile vedere un centinaio di persone stese per terra, è un'immagine di cattiveria umana che non scorderò.”

martedì 16 maggio 2017

Biomasse in città: dura candidarsi a sindaco di Gorizia ( o consigliere comunale) e aver sostenuto chi vuole biomasse e impianti di rifiuti tra le case

Considerazioni sul ruolo della questione #NoBiomasseGO in campagna elettorale: il riciclo è una pratica virtuosa dell'economia circolare, ma con le posizioni politiche non funziona.  
Presidio del Comitato davanti al Kulturni Dom in occasione del confronto fra candidati sindaci, in sala però si evita di chiarire il posizionamento e gli schieramenti. Non importa, lo facciamo qua, per chi ancora non avesse colto.

di Martina Luciani


BIOMASSE IN CITTA'. Incluso un impianto per il trattamento dei rifiuti di alluminio del cui posizionamento ancora non si è scoperto ufficialmente se sia conforme alla legge. E un altro reparto per la lavorazione dell'alluminio end of waste.
Le simpatiche attrezzature industriali di proprietà privata, così carine che molti Illuminati se le metterebbero nel giardino di casa,  produrranno lievi aromi di gelsomino e viole aleggianti sopra i popolari quartieri di Sant'Andrea, Sant'Anna e Campanuzza, renderanno forti i bronchi di bambini e anziani, e diletteranno le orecchie dei residenti con delicate armonie angeliche, produrranno un aumento del valore immobiliare della zona trasformando l'area abitativa nella zona residenziale più appetibile in città. 
Ecco la manifestazione della  Green Economy, falsificata e corrotta,  suadente e venefica sceneggiata per arricchirsi, anche grazie agli incentivi che lo Stato paga con i soldi pubblici: imprenditoria e politica intrecciano "danze" paludati di veli in gradevoli sfumature di verde.  Ma son veli molto, molto trasparenti.

Biomasse, un tabù per la politica locale, che ci ha fatto attorno i suoi inchini, oppure non ha inteso valutarne il peso. Una patata bollente che non lasceremo raffreddare, nonostante scotti dai tempi lontani dell'approvazione della variante urbanistica 36. 
Il Comitato è stato sentito recentemente dal Procuratore della Repubblica, ed ha appena inviato ulteriore segnalazione a Vigili urbani, Procura, Regione - Direzione ambiente e NOE. Quindi anche i cittadini (oltre che l'imprenditore,reduce da bella festa nuziale con tanta bella gente che si preoccupa della salute dei bambini) continuano a lavorare. 
Non si capisce perchè il tema non sia stato esplicitamente inserito in una occasione come quella del 15 maggio, il dibattito fra i candidati sindaci ( cfr. Vincenzo Compagnone su Messaggero Veneto del 16 maggio): non è forse europeo l'obiettivo di operare migliorando le condizioni ambientali, non sono forse europee le sanzioni che l'Italia si piglia per i livelli di inquinamento dell'aria?

C'è chi tace - Portelli, Collini, Ziberna, Gaggioli, Bertin, Criscitiello, Cecot, ed è meglio viste le posizioni/omissioni ( non so cosa sia peggio) sostenute nel passato e le responsabilità assunte;
e chi ne parla a sproposito - Maraz - tentando l'approccio laterale ma avendo ormai da illo tempore perso tutte le occasioni buone per schierarsi con i cittadini alla ricerca del bandolo della matassa.

E c'è chi continua a sostenere quanto sempre detto, fin dal principio, cioè fin da quando l'esordiente comitato
#NoBiomasseGO si pigliava confezioni extralarge di disprezzo (agitatori, ignoranti), ostilità
(terroristi psicologici) o, al meglio, totale indifferenza ( biomasse, cosa?)
Gli impianti industriali devono stare fuori dalla città, il profitto privato deve avere una utilità sociale e non può comprimere i diritti fondamentali dei cittadini. Questa è politica. Questo è il limite ecologico delle scelte amministrative. Tutto questo è curriculum. Ed è difficile immaginare che nel 2015 fosse una mossa di opportunismo in vista della campagna elettorale del 2017.
Semplicemente il Forum Gorizia e
Andrea Picco stanno da questa parte della barricata: una scelta che risale al 2015, certificata. Lo specifico capitolo del programma elettorale, inserito nella sezione Ambiente, non ha dovuto essere discusso e illustrato: semplicemente lo avevamo già pronto.

lunedì 8 maggio 2017

Di cosa parla il M5S di Gorizia? Ascensore al Castello:dov'erano finora? Referendum: già proposto nel 2010, e cassato. Ed ora non si può fare.


Curiosità e appropriazioni indebite  in campagna elettorale: il Movimento 5 Stelle non si è mai occupato a fondo della questione ascensore e quindi non ricorda che il Forum Gorizia propose nel 2010 il referendum consultivo, bocciato dal Collegio di garanzia comunale. Oggi senza un intervento sullo Statuto comunale, non si potrebbe nemmeno fare.

Il comunicato stampa del Forum Gorizia e le proposte di riforma della Costituzione cittadina. 




Comunicato stampa. 5 maggio 2017

REFERENDUM  A GORIZIA.
 
NON SI PUO’ FARE! LO STATUTO COMUNALE E’ INCEPPATO. PER ORA.
LE MODIFICHE  ALLA COSTITUZIONE CITTADINA NEL PROGRAMMA DEL CANDIDATO SINDACO ANDREA PICCO.
“Il Movimento 5 Stelle non ricorda che, sulla questione ascensore, il Forum Gorizia propose il referendum consultivo , che fu bocciato dal Collegio di garanzia comunale. Oggi senza un intervento sullo Statuto comunale, non si potrebbe nemmeno fare.”


“Il Movimento 5 Stelle propone un referendum consultivo sull’ascensore al Castello, scoprendo in campagna elettorale un problema che hanno ignorato per anni.  Lo fa attraverso il suo candidato sindaco che evidentemente non ha letto lo Statuto comunale. E nemmeno ricorda che il Forum Gorizia nel 2010 raccolse le firme per un referendum che chiedeva ai cittadini se volevano o no questa grande e inutile opera. Nonostante la raccolta in pochi giorni delle firme, e la relativa mobilitazione dei cittadini,  il referendum fu bocciato dalla commissione dei saggi che impedì l'iniziativa con due voti contro uno. Così la consultazione non si fece e l'opera andò incontro a nuovi fallimenti e sperperi di denaro.”
Lo dichiara il candidato sindaco del Forum Gorizia, Andrea Picco, che aggiunge:
 “Oggi esercitare uno dei fondamentali diritti di cittadinanza, cioè partecipare,  è ancora più difficile di allora. Infatti, prima di pensare ai referendum, nella nostra città bisogna rimetter mano alla piccola Costituzione cittadina ed a tutti i meccanismi della democrazia partecipata, visto che finora c’è stata una riluttanza evidente a renderla effettiva. O più semplicemente una assoluta noncuranza, che forse è persino più grave.
Nella costruzione del programma del Forum Gorizia abbiamo posto particolare attenzione a tutte le situazioni che limitano o ambiguamente regolano la partecipazione democratica e la consultazione delle cittadinanza, a cominciare dalla rigorosa applicazione delle norme sulla trasparenza.”