martedì 25 aprile 2017

Da Gorizia per partecipare al “Percorso lungo la rete” a Ljubljana, iniziativa di Adriatic GreenNet e Anpi Gorizia.






Partirà il 6 maggio, dalla Transalpina verso la capitale slovena, l’autobus dei partecipanti alla manifestazione “Pot ob žici”, collettiva camminata della memoria, programmata nel fine settima più prossimo al 9 maggio, celebrazione della liberazione di Ljubljana dagli occupanti fascisti e nazisti.



 

Il "Percorso della memoria e della solidarietà", o "Percorso lungo la rete", si snoda per 32,5km attorno alla città di Ljubljana, lungo il tracciato della recinzione con filo spinato realizzata dall'esercito italiano nei primi mesi del 1942 , durante l’occupazione della cosiddetta Provincia di Lubiana, al fine di contrastare le azioni della resistenza antifascista, controllare i movimenti della popolazione slovena e organizzare i rastrellamenti della cittadinanza. La città divenne una sorta di enorme "campo di concentramento". Il percorso, attrezzato e ricco di documentazione, attorno a Ljubljana è considerato oggi uno dei più significativi monumenti all’antifascismo europeo.

Adriatic Greenet – onlus, network internazionale e ANPI di Gorizia organizzano per il 6 maggio prossimo la partecipazione alla manifestazione “Pot ob žici”, collettiva camminata, o biciclettata, programmata nel fine settima più prossimo al 9 maggio, celebrazione della liberazione di Ljubljana.
Il programma della giornata prevede la partenza in autobus, dal piazzale della Transalpina tra Gorizia e Nova Gorica, alle 7.00, e il ritorno alle 20.30.
Giunti al check point 1, i partecipanti si divideranno in due gruppi:  uno formato da quelli che hanno la possibilità e voglia di fare tutto il percorso (circa 7h camminando con un buon passo, molto meno correndo a piedi o in bicicletta) e l'altro per chi preferisce un tratto più breve, di circa 5km, adatto a tutti, fino al check-point  2, nei pressi del Parco "Tivoli".
Da lì, dopo una sosta-ristoro, attraversando il parco si raggiungerà il centro di Ljubljana (circa 4-5 km) dove ognuno sarà libero fino alle 17.00, quando ci si ritroverà in un punto prestabilito nei pressi del centro storico per risalire a bordo della corriera. Chi farà tutto il percorso alla fine risalirà in corriera nell'area da cui si è partiti al mattino: a chi si fa timbrare sull'apposito foglio di partecipazione il passaggio a tutti gli 8 check point ungo il percorso viene anche assegnata una medaglia commemorativa.
L'iniziativa si auto-finanzia con il contributo di 15,00 € per ogni partecipante. La quota comprende le spese organizzative, il noleggio dell'autocorriera e l'assistenza durante l'intera giornata. Resta a carico dei partecipanti organizzarsi per l'alimentazione. Per adesioni e informazioni rivolgersi a Ivo Mauri di Adriatic Greenet, telefondando al 39 3200891373 o scrivendo a ivomauri@gmail.com



Sul sito dell’ANPI, molte informazioni su “Pot ob žici” e sul suo significato storico.
Rimandando alla lettura completa del saggio di Gemma Bigi, ne riportiamo uno stralcio:
"…la mattina del 23 febbraio 1942 la popolazione di Lubiana si svegliò imprigionata nella sua stessa città. Nella notte infatti le forze di occupazione fasciste avevano innalzato un muro di filo spinato, che ne circondava il perimetro e che presto fu dotato di torrette di controllo e posti di blocco. Ogni collegamento con la campagna fu da quel momento rigidamente vigilato, così come i rifornimenti di viveri necessari alla sopravvivenza quotidiana dei cittadini. Per cercare di colpire la resistenza tutti i maschi adulti furono catturati, sottoposti a controllo e internati soprattutto nel campo di concentramento di Gonars. In alcune zone della provincia le autorità italiane puntarono alla deportazione di intere popolazioni pur di togliere il terreno da sotto i piedi ai partigiani, inasprendo così l'odio dei civili sempre più disposti a sostenere i loro figli e fratelli contro gli invasori. ( omissis) In 29 mesi di occupazione italiana della Provincia di Lubiana vennero infatti fucilati, come ostaggi o nel corso di operazioni di rastrellamento, oltre 5.000 civili, ai quali si devono sommare 200 vittime di azioni di violenza quotidiana, 900 partigiani fucilati in prigionia e oltre 7.000 persone - soprattutto anziani, donne e bambini - morti nei campi di concentramento di Arbe e Gonars.”

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