venerdì 30 ottobre 2015

Mariano Zian e la vignetta del venerdì



Inizia, con questo venerdì, la pubblicazione settimanale di una vignetta del goriziano Mariano Zian che, seppur trasferitosi in Friuli negli anni 70 per motivi di lavoro, continua ad amare la sua città natale e a seguire con attenzione gli avvenimenti più importanti o significativi.


di Marilisa Bombi

Chissà perché la credenza popolare fa del venerdì un giorno di malaugurio quando, allo stesso tempo, si dice che “Gli manca un venerdì, qualche venerdì, non ha tutti i venerdì” di persona con qualche rotella fuori posto, insomma un po’ pazzerella. Molti ritengono che il venerdì sia giorno infausto in quanto è il giorno della morte di Gesù. Strano connubio per un giorno il cui nome deriva dal latino Venĕris dies, giorno di Venere. Un giorno di contraddittorietà, quindi, tra sacro e profano, come ben dimostra il fatto che nelle lingue anglosassoni la parola che indica tale giorno della settimana, come per esempio in inglese Friday e in tedesco Freitag, il riferimento è alla dea germanica Freyja, divinità che corrisponde alla latina Venere. Nel cattolicissimo Portogallo il corrispondente nome della settimana che inizia con la domenica è, invece, "sexta-feira". Ciò in quanto sono stati del tutto rimossi i nomi dedicati a divinità pagane. Per l'Islam il venerdì è il giorno santo in cui ci si reca nelle moschee per la preghiera. Per i siciliani, ed è strano che Camilleri non ci abbia ancora ricamato sopra, il nato nel giorno di venerdì è un "vinnirinu" (traducibile in "venerdino"), e sarà un uomo valoroso e fortunato.
Per la comunità di Piazza Traunik il venerdì sarà la giornata della vignetta settimanale di Mariano Zian, un goriziano che seppur trasferitosi in Friuli negli anni 70 ha sempre seguito con interesse e attenzione gli avvenimenti cittadini sentendosi forse uomo cerniera in quella contrapposizione tra udinesi e triestini che non smette di divertire chi, ad esempio come me, si sente cittadino del mondo.
Le vignette di Mariano Zian sono dedicate agli amici rimasti in città, soprattutto agli ex compagni di scuola con i quali sono stati condivisi gli anni più spensierati della vita, e ai goriziani che non hanno perso la voglia di sdrammatizzare virtù e difetti di ogni uomo. Perché solo l’ironia consente di dissipare il grigiore del mondo che non è diventato come avremmo voluto fosse, ma che potrebbe comunque essere migliore, se soltanto tutti cercassimo di essere un po’ più empatici, rispetto a quanto di fatto siamo.
 L'anno che sta terminando sarà ricordato come l'anno in cui è stata rifatta la pavimentazione della viabilità di piazza Vittoria dopo che per anni si è assistito al progressivo disfacimento della pietra posta in opera dall'impresa che aveva eseguito i lavori. Una vicenda che ha visto vittima l'Amministrazione comunale nella realizzazione di quel progetto che doveva, invece, rappresentare la rinascita del cuore pulsante della città. Perchè, gira e rigira la questione è molto semplice e sempre la stessa. Come può vivere una città che è priva di un luogo di incontro, di scambio di idee e di confronto? Piazza Municipio è un parcheggio, piazza Cavour una via di scorrimento, piazza Sant'Antonio, architettonicamente impossibilitata a fungere da agorà.

1 commento:

Rosa ha detto...

Da Freyja deriva evidentemente poi il termine goriziano "fraja",
e cioè che "è subito festa"...