martedì 10 marzo 2015

La tragedia della malattia mentale in Africa. Marco Bertoli e Paolo Zuttion dall'osservatore della Santa Sede alle Nazioni Unite.

In viaggio da Gorizia a Roma per incontrare il nunzio apostolico mons. Silvano Maria Tomasi, osservatore della Santa Sede alle Nazioni Unite: lo psichiatra goriziano e il presidente di Jobel sollecitano l'attenzione sulla spaventosa condizione dei malati di mente in Africa.Impegno di Tomasi verso OMS sul piano sanitario e verso ONU sul piano della violazione dei diritti umani.


Nella foto, tratta dal documentario di RAI 2 " Gregoir e gli ultimi schiavi liberati", il momento del taglio del ceppo che imprigionava un malato.



di Martina Luciani

Don Paolo Zuttion, direttore della Caritas diocesana di Gorizia e presidente dell'associazione Jobel, e lo psichiatra goriziano Marco Bertoli, hanno avuto modo di conoscere direttamente l'approccio con cui in molti paesi dell'Africa, in nome di una concezione magico-religiosa, si affronta la malattia psichica, bloccando le persone con ganci di ferro che le immobilizzano per sempre da qualche parte, incatenandole a centinaia agli alberi, abbandonandoli nudi nelle strade a nutrirsi di rifiuti e a vivere come bestie respinte da tutti. 
Don Zuttion, in particolare, per anni missionario in Africa, è in stretto contatto con Gregoir Ahongbonon, che di fronte alla diffusa e accettata pratica,  nell'Africa occidentale, di incantenare e abbandonare nelle strade le persone affette da disturbi mentali, ha fondato a Bouaké, in Costa d'Avorio, un gruppo di assistenza per i malati bisognosi di cure, in collegamento con l’Associazione di Solidarietà Internazionale “Jobel”di San Vito al Torre. Quella di Gregoir è un'esperienza sovrapponibile al percorso di Franco Basaglia: liberate la persona dall'ignominia delle catene e delle gogne, la riabilitazione matura attraverso il lavoro e rinnovate esperienze di relazione, fino al reinserimento nelle famiglie e nelle comunità.
Il Basaglia africano e Jobel hanno realizzato, cominciando dalle prime 7/8 persone accolte e assistite, qualcosa come 60 mila reinserimenti di persone malate o relegate agli estremi margini dello svantaggio sociale.
Anche grazie alla legge regionale  sulla cooperazione allo sviluppo, dal 2002 sono stati realizzati diversi progetti in Costa d'Avorio e Benin a favore delle persone con malattia mentale.

Ma la concezione che la guarigione presuppone una lotta contro gli spiriti maligni e che ogni mezzo, anche il più efferato, è lecito per tutelare le comunità contro i demoni annidati nel corpo dei malati è tutt'altro che sconfitta. Nel viaggio del dicembre scorso di un gruppo di italiani, tra cui anche il dottor Bertoli, in Togo,è stato scoperto l'ennesimo centro di cosiddetta "preghiera" dove 200 malati sono tenuti perennemente incatenati agli alberi.
Mons. Tomasi, coinvolto pochi giorni fa come osservatore dell'ONU, ha assicurato a Zuttion e Bertoli il proprio impegno per rappresentare, anche nell'ambito dell'Organizzazione mondiale della sanità, la realtà di un'infinità di persone umane incatenate e relegate in un autentico girone infernale. L'azione del Nunzio apostolico punterà ad ottenere l'inserimento, da parte dell'OMS, della malattia mentale quale priorità nelle strategie di intervento e al riconoscimento, da parte dell'ONU, delle sevizie, dela schiavitù e della segregazione dei malati psichici in Africa quale violazione dei diritti umani in capo ai singoli Stati che la tollerano e la consentono.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grazie per questo articolo.
Mi fanno tanta pena queste persone, che tra l altro mai riusciranno a fuggire e chiedere asilo a Gorizia...
Tanto incoraggiamento anche ai nostri concittadini che si stanno impegnando nella rete di aiuti.