martedì 24 marzo 2015

Assessore regionale Torrenti: per favore, parlando di emergenza profughi, lasci perdere la riconoscenza!



Iniziativa del PD provinciale, a Gradisca d’Isonzo, su "Partiamo dai diritti per rimanere umani". Perplessità per  una nuova variante concettuale descritta da Gianni Torrenti a proposito  della situazione dei richiedenti asilo: la riconoscenza. Quale meccanismo del  volontariato regolamentato e utile per la comunità ospitante.
Indiscutibile, invece, il concetto che l’emergenza immigrazione ci costa di più di un sistema coordinato, strutturato e finalizzato.

di Martina Luciani


Riconoscenza: far fare attività utili per le comunità ospitanti ai richiedenti asilo che secondo la legge non possono lavorare sul territorio nazionale. La riconoscenza è la loro, quella dei profughi, che lavorano da volontari per esprimere la loro gratitudine per i benefici ottenuti ( previsti dalla legge in senso assoluto, legati alla disponibilità locale in senso concreto).
Qua c’è un trucco semantico che non mi piace, un azione di marketing politico/culturale per un progetto che dovrebbe avere ben altre motivazioni e obiettivi: e invece viene commercializzato  attraverso un’etica a buon mercato, che camuffa l’incapacità politica e collettiva di prendere atto delle crescenti migrazioni di popoli e dell’assenza di strategie nazionali ed europee per affrontarle.
Diciamoci la verità. Proviamo a “riconoscere” (verbo che anticipa la riconoscenza) esattamente la situazione. Mettendo come nota a margine il fenomeno dilagante nel nostro Paese del volontariato trasformato in un meccanismo per far lavorare le persone senza pagarle, giustificato e nobilitato dai contesti in cui viene prestato (convegni, eventi di ogni tipo, esposizioni, tutto fa curriculum e speranza) e dello svilimento ormai compiuto dell’assioma  lavoro= equa retribuzione ( art.36 Costituzione).
E’ la comunità ospitante che in realtà ha bisogno di impiegare i richiedenti asilo in  lavori socialmente utili. La riconoscenza appare come una mediazione culturale, un  alibi/strumento per far fare qualcosa a persone che si trovano, soffrendone, in un limbo di forzosa separatezza e alienazione, limbo la cui inutile e costosa esistenza è un elemento socialmente e politicamente assai fastidioso, prima ancora che un errore madornale - impietosa  segregazione nel "far nulla" e approccio assai poco lungimirante alla relazione con i nuovi venuti -  dell’accoglienza e dell’integrazione.
Così come la configura Torrenti, la riconoscenza serve per ottenere ipocritamente una sorta di compensazione, di restituzione di benevolenza , di riequilibrio dell'imbarazzo di fronte all’alieno, di attenuazione del rancore e della paura di essere ulteriormente deprivati di spazi, risorse e prospettive ( se ce li siam persi non è certo causa dei richiedenti asilo. Forse persino un nuovo spazio di trattativa nell'intrattabile questione dell'accoglienza diffusa sui territori.
L’unica cosa che è incontestabile nel discorso dell’assessore Torrenti è che affrontare le problematiche dell’immigrazione nel caso della perenne emergenza costa sicuramente di più rispetto ad un sistema strutturato, coordinato e finalizzato.

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