domenica 4 gennaio 2015

Il Comune di Gorizia ha 33 persone negli alloggi messi a disposizione dello Sprar? Ma dove?

La stampa riporta oggi alcune informazioni che lasciano esterrefatti: scopriamo la fattispecie del profugo non profugo, frutto evidentemente di una superficiale lettura dei regolamenti e norme vigenti in materia, e veniamo anche a sapere che ci sono 33 richiedenti asilo che alloggiano negli appartamenti del progetto Sprar messi a disposizione del Comune di Gorizia. Ilaria Cecot, assessore al welfare della Provincia di Gorizia interviene in merito alle dichiarazioni attribuite all'assessore comunale Silvana Romano. Informazioni tecniche, incluse, per chi volesse opportunamente aggiornarsi ed evitare di fare incredibili figuracce.


"Va tutto bene, ma mentire sapendo di mentire mi pare un atteggiamento istituzionalmente scorretto e di mera propaganda, oltre che di strumentale informazione, poco rispettoso del lavoro intenso e costante portato avanti dalla Direzione Welfare della Provincia di Gorizia, dall'Amministrazione Provinciale e dagli altri soggetti (CIR, Caritas e Contavalle) coinvolti nella gestione del progetto Sprar, del quale la Provincia di Gorizia è la titolare, assieme agli altri enti gestori qui elencati.
Il progetto Sprar nasce nel 2009 per volontà dell'amministrazione provinciale, dopo il rifiuto ad assumerne la gestione del Comune di Gorizia. In questi cinque anni sono state accolte nello Sprar - che, ricordo, è un passaggio successivo all'accoglienza poichè chi entra nello Sparar ha già il riconoscimento dello status di rifugiato politico - ben 198 persone. Attualmente gli appartamenti a disposizione sono cinque, di cui solo uno di proprietà del Comune e dato in gestione all'Ater fino al 31 dicembre 2014. I cinque appartamenti possono accogliere 33 persone. Oltre all'appartamento comunale, due appartamenti sono dell'Ater, uno della parrocchia di Sant'Ilario e Taziano e uno del Contavalle (questo dedicato a donne e bambini). L'amministrazione provinciale partecipa con fondi propri al progetto, come attualmente previsto dal regolamento. L'ammontare della compartecipazione è di circa il 20 % del costo dell'intero progetto. Una cifra quindi che varia dal 13 ai 17 mila euro, più il lavoro del personale. La gestione degli ospiti viene fatta da Contavalle, Cir e Caritas, mentre la direzione Welfare della Provincia si occupa di tutta la gestione amministrativa.

La permanenza all'interno del progetto è di sei mesi più eventuali altri sei mesi, durante i quali agli ospiti viene fornito un servizio di mediazione e di accompagnamento socio-lavorativo. Grazie all'enorme professionalità ed agli sforzi del personale provinciale e degli enti gestori di recente sono stati attivati dei tirocini formativi con fondi comunitari dedicati all'inclusione degli asilanti.
Quindi, francamente, vorrei capire dove è tutto lo sforzo fatto dall' Assessore Romano e vorrei anche capire come il Comune di Gorizia (eccezione fatta per l'appartamento reso disponibile) partecipa in solido a questo importante percorso di inclusione, tanto da reclamarne la titolarità. Nel 2015 il Ministero dell'Interno prevede un raddoppio dei posti Sprar, quindi non mancherà certo l'occasione all'Amministrazione comunale di fare la sua parte. In ogni modo, nel 2016 la Provincia, come noto, non ci sarà più e casualmente scadrà anche il bando Sprar , allora saremmo davvero lieti di passare oneri ed onori dello Sprar all'amministrazione Comunale, sempre che accetti!!!
Inoltre, va chiarito che tra le affermazioni dell'Assessore Romano c'è un'altra strumentale mezza verità rispetto a quelli che la stessa definisce "non profughi veri e propri" poichè provenienti da altri paesi europei. Forse, l'Assessore ignora che queste persone arrivano in Italia perchè a differenza di altri stati, il nostro paese non applica il cosiddetto "Principio della protezione interna" , il che vuol dire che in altri Stati viene applicata la norma secondo cui esistono "presunte zone sicure all'interno dello stesso paese". Questa discutibile scelta comporta la suddivisione di paesi come l'Afghanistan in aree sicure e non sicure cosa che appunto non può essere fatta in Italia
I casi Dublino, si chiamano così, hanno quindi diritto di chiedere in Italia protezione e di ricevere l'assistenza prevista per legge in attesa che l' Ufficio Dublino del Ministero dell'Interno si esprima definendo la competenza dell'Italia a esaminare la domanda in base alle complesse previsioni del Regolamento Dublino III attualmente in vigore.
Spesso casi Dublino si verificano anche con paesi coma la Grecia la Bulgaria e la Romania che sarebbero formalmente competenti all'esame delle domande di coloro che transitano nei loro territori ma che non sono in grado di rispettare realmente gli impegni assunti in sede europea per fragilità dei loro sistemi nazionali di asilo.
Va inoltre chiarito, che se è pur vero che l'Ufficio Dublino del Ministero funziona lentamente, bisogna fare attenzione poichè un migliore funzionamento, lo dimostrano i dati, porterebbe a perdere la competenza su qualche pratica ma anche ad acquisirne molte altre. Le statistiche europee infatti dimostrano che la competenza italiana è molto più elevata di quella realmente certificata, poichè il nostro paese è luogo di ingresso in Europa. Sicuramente le norme internazionali in materia d'Asilo vanno armonizzate ma nel frattempo ricordo all'Assessore Romano, al Sindaco Romoli, al Consigliere Ziberna ed a Franco Zotti la Costituzione EUROPEA (articolo 18 ed articolo 19) e la Costituzione ITALIANA (articolo 2 ed articolo 10) invitandoli a cessare con la propaganda strumentale sui famosi 35 euro ed a preoccuparsi del rispetto dei diritti umani. L' Italia ha il primato di violazione. Il nostro paese si riconferma nel 2013 al primo posto, tra tutti gli Stati Membri del Consiglio d’Europa, per le cifre pagate come indennizzi per rimediare alle violazioni dei diritti umani accertate dalla Corte nel corso dell’anno 2013. Dopo aver già pagato nel 2012 ben 120 milioni di euro, la cifra più alta mai pagata da uno Stato membro.

Articolo 18
Diritto di asilo
Il diritto di asilo è garantito nel rispetto delle norme stabilite dalla convenzione di Ginevra del 28 luglio
1951 e dal protocollo del 31 gennaio 1967, relativi allo status dei rifugiati, e a norma del trattato che
istituisce la Comunità europea.

Articolo 19
Protezione in caso di allontanamento, di espulsione e di estradizione
1. Le espulsioni collettive sono vietate.
2. Nessuno può essere allontanato, espulso o estradato verso uno Stato in cui esiste un rischio serio
di essere sottoposto alla pena di morte, alla tortura o ad altre pene o trattamenti inumani o degradanti.

Art. 2.
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Art. 10.
L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.
La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali.
Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge.
Non è ammessa l'estradizione dello straniero per reati politici.

Ilaria Cecot
Assessore al Lavoro
Welfare Istruzione Volontariato e Pari Opportunità della Provincia di Gorizia

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Tecnicamente perfetto! E' sempre bene mettere i puntini sulle "i"
Marilisa

Anonimo ha detto...

il diritto d'asilo però non è una scienza esatta.
altrimenti metteremmo un contabile a spostare le tessere del mosaico di normative europee che spesso e palesemente si contraddicono l una con l altra, lasciando vuoti normativi non indifferenti e procedure ambigue, dato che non esiste ne' in Europa ne' tanto meno in Italia una legge sull' asilo che non sia il continuo sovrapporsi di recepimenti europei.

E aboliremmo la commissione per la valutazione dello status, dato che sarebbe assolutamente inutile verificare ad personam, con cura e attenzione ogni singolo caso.

Per quanto riguarda lo Sprar, è corretto anche dire che esso esiste a Gorizia dal 2001, ma solo dal 2009, dopo un lungo negoziato di due anni, si è riusciti a concretizzare il supporto della Provincia di Gorizia.
Questo per nulla togliere agli operatori del progetto Sprar che per anni si sono attivati a favore dei ra, sull onda lunga dei profughi daex Jugoslavia e poi Iraq, in tempi in cui l' unica commissione centrale per la valutazione dello status si trovava a Roma, i Cara non esistevano ed i tempi di attesa per l intervista erano di circa due anni.

Anonimo ha detto...

E' tempo di cominciare a costruire una rete di Comuni che offra disponibilità ad aderire allo Sprar. Comuni della Provincia che negli ultimi 15 anni si sono sempre defilati. Nella Provincia di Gorizia se ne contano 25. Anche escludendo Gorizia, o Gradisca, o Monfalcone, ne restano 22...Da Grado a Dolegna, la Provincia, finchè c'è, si attivi almeno per cercare di costruire questa rete e condividere le responsabilità e l impegno dei sindaci verso i diritti umani.