martedì 28 ottobre 2014

Se ci fosse il rigassificatore Smart Gas a Monfalcone: una plausibile simulazione descrive il blocco al traffico e alle attività marittime.

Nuova fase del lavoro sviluppato dal Gruppo di lavoro di Duino impegnato contro il progetto del mini rigassificatore di Monfalcone: analizzato l'impatto sul sistema economico connesso al turismo e sulla nautica da diporto.


Cominciamo, in pillole, da quest'ultima  problematica, che interessa un'infinità di soci delle associazioni nautiche facenti capo alle diverse marine dell'area direttamente coinvolta.


di Martina Luciani

Un componente del gruppo di lavoro che riunisce cittadini di Duino(e non solo) sul fronte del "no al progetto Smart Gas" si è rivolto alla Capitaneria di Porto di Monfalcone ed ha rivolto alcune domande, dirette a comprendere meglio quale sarebbe la situazione del traffico marittimo nel tratto di mare su cui si affaccerebbe il cosiddetto mini rigassificatore e terminal GNL di Monfalcone. Le risposte sono per forza di cose rimaste teoriche,  configurate però sulla base della situazione più simile fra quelle già esistenti e disciplinate, e cioè sulla base di quanto disposto in ordine alle aree di sicurezza, da parte della Capitaneria di Chioggia (ordinanza n.63 del 2008, considerata da molti una pietra miliare nella gestione di queste problematiche), per la zona  che circonda il rigassificatore di Porto Viro. Perché nonostante anche quell'impianto sia privato, come sarà quello proposto da Smart Gas, e quindi meta di un traffico indipendente da quello diretto alla rete portuale nazionale, la Capitaneria detiene comunque la competenza a disciplinare le attività che attengono alla sicurezza della navigazione. In parole povere,  il terminale "Adriatico" ha attorno a sé due anelli concentrici, il più grande con un raggio di 1, 5 miglia marine, che stabiliscono un limite ferreo all'ingresso delle navi con stazza pari o superiore alla 200 tonnellate e, nell' area più interna che ha un raggio di 2 chilometri, un divieto per tutto ciò che si possa svolgere in mare: transito, ancoraggio, stazionamento, la pesca attuata in qualsiasi forma, e qualsiasi altra attività. Dentro la doppia area di sicurezza ogni operazione autorizzata è minuziosamente descritta. Questa situazione riguarda un impianto off shore, che si trova a 15 miglia al largo della costa.
Se prescrizioni analoghe vengono sovrapposte alla mappa del porto di Monfalcone e del mare prospiciente, mettendo al centro dell'area di sicurezza il punto in è proposta la costruzione del rigassificatore, la situazione sarebbe di blocco totale del porto stesso, delle marine diportistiche, della pesca, delle attività sportive. Le migliaia di soci delle diverse società di nautica della zona lo sanno? Sono stati adeguatamente informati?




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