giovedì 3 luglio 2014

Il CIE riapre? Incauto e inopportuno gossip estivo o fuga di notizie?



Appello ad Angelino Alfano: una conferenzina stampa per chiarire non ci starebbe male. Anche per correggere il tiro e l’intonazione delle dichiarazioni rilasciate dal prefetto di Gorizia al giornale locale.

di Martina Luciani

Il CIE di Gradisca d’Isonzo riapre. Lo sostiene alcuni giorni fa  Roberto Covaz sulla cronaca de Il Piccolo, pur velando l’informazione con le opportune accezioni dubitative, visto che Angelino Alfano, nel bene e nel male pur sempre ministro degli interni in carica, ha detto, anche recentemente, che il CIE resta chiuso. Il tutto in un contesto fantascientifico, dove un prefetto, quello di Gorizia ( che sta traslocando a fare il commissario prefettizio al Comune di Venezia!) evidentemente ignaro del peso istituzionale del suo ruolo, si piglia con sé un giornalista ed entra con lui a fare un giretto al CIE, proprio mentre veniva negata una visita ad autorità e rappresentanti delle istituzioni. Il prefetto, poi, si esprime in controtendenza rispetto al suo vertice gerarchico ( il ministro) ed elargisce al redattore ( di suo convinto che i reclusi del CIE son tutti criminali e che “Il settore che più angoscia del “nuovo” Cie è quello degli impianti sportivi. Due campetti di cemento dove si può giocare anche al calcio. Anche qui il perimetro è delimitato da travi di acciaio” ) concetti molto poco appropriati in bocca ad un rappresentante del Governo.
Del genere: «Per tutto il giorno non fanno altro che pensare a come uscire - spiega il prefetto - Si tratta di persone aitanti e allenate, con fisici straripanti. Riescono in imprese apparentemente impossibili».  Allucinante.  Sceneggiatura più da B-movie piuttosto che razzista, o viceversa?  Andiamo avanti. Una dipendente della Connecting People, la cooperativa che gestisce la struttura e che è coinvolta in un procedimento penale ma che “ forse  gestirà di nuovo il CIE”, si permette di affermare “Quando gli ospiti hanno la possibilità di parlare con qualche politico l’effetto rabbia è immediato. E le rivolte sono la conseguenza». Quali sono le connessioni logiche di questa affermazione è evidente: niente visite istituzionali. Allora ha ragione Covaz, quando definisce l’atteggiamento delle istituzioni di “non paura” a mostrare la realtà delle strutture governative di accoglienza, favorito anche dal fatto che non ci sono stranieri ospitati in questo momento. Ma le istituzioni hanno paura? Di che? Conclusioni: pensereste che al termine del sopralluogo si parli di diritti umani, di dignità della persona, di riforma dell’apparato normativo, del ragazzo morto perché schiantatosi giù da un tetto durante una rivolta, di stupefacenti somministrati , di relazioni e di esposti alla Procura, di iniziative sostenute da parlamentari, esponenti del governo regionale, della Provincia, del Comune di Gradisca, di tutte le associazioni possibili e immaginabili? No. Termina Covaz: " Per ora il Cie dorme sotto il solleone estivo. Ma tra qualche mese potrebbe ribollire di rabbia incontenibile. È il tempo, ora, adesso, che la politica isontina e regionale faccia davvero la sua parte.” E questa vale un Pulitzer. Ministro Alfano, può cortesemente riportare questa situazione alla formalità e serietà che gli argomenti in questione richiedono? E da fonti ufficiali e accreditate farci sapere i progetti del Governo sul Cie di Gradisca d’Isonzo?

1 commento:

gala ha detto...

Purtroppo Il Piccolo ha diffuso un'informazione sbagliata:se si leggono i resoconti stenografici dell'audizione alla Commissione Schengen di Alfano di circa un mese fa (da cui i giornalisti avevano dedotto, con interpretazioni davvero fantasiose della lingua italiana, che Alfano avesse parlato di CIE chiuso) si legge che il ministro ha semplicemente detto che l'ipotesi di una riapertura o riconversione a CARA era frutto di "un'attenta riflessione". Peraltro nella stessa audizione Alfano dice che i lavori di ristrutturazione riporteranno la struttura alla sua funzionalità originaria....che è sempre stata quella di un CIE. Pessimo giornalismo quello del Piccolo, ma altrettanto pessima la nostra incapacità in quanto cittadini di verificare le fonti, cosa che internet ormai ci permette spesso di fare.