mercoledì 26 febbraio 2014

I quadri di Cian in mostra



Riordino fondiario ....

di Martina Luciani

Non c’è la natura, non c’è lirismo, non ci sono nostalgie ambientaliste, non c’è lusinga alcuna:  Evaristo Cian  ci costringe a guardare la campagna, lo fa con asprezza , con colori che se ne infischiano delle dolcezze primaverili e delle opulenze estive, il suo pennello  ha suoni (grido -canto-lamento-imprecazione-sospiro) e riecheggia una pena di vivere che viene lontano.

Non sono paesaggi sereni e rassicuranti, sono i dettagli di un mondo contadino, antico ma non poi così tanto, nel quale avere il proprio destino legato alla terra significava dover inchinare la schiena alle imperiose esigenze dei ritmi delle coltivazioni, all’avarizia delle annate, alla subordinazione  sociale e allo sfruttamento del lavoro. Una campagna, dunque, trasfigurata dall’eredità  genetica che essa stessa ha prodotto (memorie, storie, archetipi, fredde nebbie respirate, sacrifici di generazioni che ti fanno guardare e vedere nel profondo ma non ti lasciano tirare su la testa se non con l’aiuto di una rivendicazione ideologica) e che trova espressione artistica definendo la natura culturale e politica dei quadri di Evaristo Cian.  Lui, in ogni quadro, per forza di cose, è il protagonista. In questo senso: se nel suo cuore c’è speranza e fiducia, non sempre ce lo fa capire; ma che ci sia voglia di lottare, di questo siamo sicuri.
Evaristo Cian espone alla galleria Mario Di Jorio di via Mameli (Biblioteca statale isontina) dal primo al 15 marzo.

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