domenica 23 febbraio 2014

Andiamo a vivere in Butan?

Quando l'economia è più importante della dignità dell'uomo

di Marilisa Bombi



Qualcuno sapeva che un numero rilevante di detenuti nelle carceri, quasi la metà, anche a Gorizia, è in attesa di giudizio? E’ per questo motivo che l’Unione europea ha imposto all’Italia di concedere un indennizzo a chi ha subito un processo troppo lungo. Ciò in quanto rientra tra i principi connessi alla dignità umana una decisione rapida e definitiva, di condanna o assoluzione, che può arrivare soltanto, con la sentenza passata in giudicato. Da qui è nata la cosiddetta legge Pinto, praticamente imposta dalla CEDU, ovvero la Corte europea dei diritti dell’uomo.
E’ una di quelle  coincidenze cabalistiche - se così si può dire - che proprio nel periodo in cui il Senato, 19 febbraio, convertiva in legge il decreto svuota-carceri, il Consiglio di Stato con ordinanza depositata due giorni prima, rimetteva alla Corte costituzionale di decidere in merito alla legittimità della legge Pinto nella parte in cui vincola la liquidazione degli indennizzi alla disponibilità di bilancio? Insomma, se con legge costituzionale 1/2012 è stato introdotto il principio dell'equilibrio strutturale delle entrate e delle spese del bilancio, nel liquidare l’indennizzo per l’illegittimo lungo processo si deve tenere conto di questo vincolo o va applicato invece il principio imposto dalla Corte dei diritti dell’uomo? Lo deciderà, tra un paio d'anni, il Giudice delle leggi, ma che Paese è mai quello che porrebbe in primo piano l’equilibrio di bilancio anzichè la dignità dell'uomo? Conviene forse annullare tutto e decidere di rifarsi esclusivamente ai criteri utilizzati dal Butan, che ha adottato come indicatore per calcolare il benessere della popolazione il FIL, ovvero l’indice di felicità interna?

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